Libri di Giulio Mozzi
Un mucchio di bugie
racconti scelti 1993-2017
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Esistono due Giulio Mozzi: il primo è l’autore di «storie semplici, profonde, perfette» (Marco Lodoli), il cui linguaggio «è q
editore: Laurana Editore
Esistono due Giulio Mozzi: il primo è l’autore di «storie semplici, profonde, perfette» (Marco Lodoli), il cui linguaggio «è q
Un mucchio di bugie
racconti scelti 1993-2017
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
pagine: 344
«Ciò che dirò, ora, è rivolto a chi scrive i libri, a chi li pubblica e a chi li conserva. Il mio pensiero è questo: bisogna cercare i libri mancanti. Il libro dei libri non è finito. Non tutti i libri che si scrivono e si pubblicano sono destinati a farne parte, anzi quasi nessuno; ma i libri che sono destinati a farne parte, devono essere trovati. Milioni di libri sono stati scritti, quanti di questi possiamo immaginare destinati a fare parte del libro dei libri?»
editore: Laurana Editore
pagine: 344
«Ciò che dirò, ora, è rivolto a chi scrive i libri, a chi li pubblica e a chi li conserva. Il mio pensiero è questo: bisogna cercare i libri mancanti. Il libro dei libri non è finito. Non tutti i libri che si scrivono e si pubblicano sono destinati a farne parte, anzi quasi nessuno; ma i libri che sono destinati a farne parte, devono essere trovati. Milioni di libri sono stati scritti, quanti di questi possiamo immaginare destinati a fare parte del libro dei libri?»
Le stanze del grano
raccontare il paesaggio, un laboratorio tra Sàvena e Sambro
di Dino Borcas, Daniela Campagna, Giuseppe Cancello, Brunella Cappiello, Elianda Cazzorla, Stefania Costa, Adriana Ferrarini, Sara Fiorillo, Carla Isernia, Paola Ivaldi, Moira Stefini, Germana Urbani, Francesca Zammaretti, Fiammetta Palpati, Simone Salomoni, Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
pagine: 200
Il racconto di paesaggio, semanticamente, è una forzatura, un calco su pittura di paesaggio; non è un genere letterario e nemmeno una forma testuale; forse, semplicemente non è; cioè non esiste in sé. Raccontare il paesaggio offre uno stanziamento. Una presenza collegiale in un luogo. Genera una scrittura che nasce dall’esperienza fisica di luogo e spesso replica – o nei casi più riusciti modifica – il rapporto che si instaura con i luoghi, intesi come spazi riconosciuti, riconoscibili, identificati, identificabili. Essa è, come primo passo, un’esperienza di conoscenza di sé, del proprio corpo, delle proprie reazioni fisiche ed emotive; è l’esperienza dell’io che comincia a vedersi e rispecchiarsi in un altro da sé, e finisce col rivolgere il proprio sguardo all’interno. Ne scaturiscono testi con un forte carattere intimo, biografico, memoriale, lirico. Per converso l’esperienza di altrove può generare un senso di estraneità; l’io entra allora nei panni del viaggiatore; dell’esploratore, dell’etnografo; accorcia la distanza, prende la parola, racconta, a partire da un’osservazione che tende all’impersonalità, o che ne assume le pose, producendo testi che cercano di mettere in primo piano la dimensione oggettuale. In entrambi i casi l’esperienza di luogo è, prima di tutto, l’esperienza del dove sono (ma anche del quando sono).Ecco, questo volume si muove tra ritrovamento e smarrimento, tra intimità e distanza; inizia nell’aula e finisce su Google maps.
editore: Laurana Editore
pagine: 200
Il racconto di paesaggio, semanticamente, è una forzatura, un calco su pittura di paesaggio; non è un genere letterario e nemmeno una forma testuale; forse, semplicemente non è; cioè non esiste in sé. Raccontare il paesaggio offre uno stanziamento. Una presenza collegiale in un luogo. Genera una scrittura che nasce dall’esperienza fisica di luogo e spesso replica – o nei casi più riusciti modifica – il rapporto che si instaura con i luoghi, intesi come spazi riconosciuti, riconoscibili, identificati, identificabili. Essa è, come primo passo, un’esperienza di conoscenza di sé, del proprio corpo, delle proprie reazioni fisiche ed emotive; è l’esperienza dell’io che comincia a vedersi e rispecchiarsi in un altro da sé, e finisce col rivolgere il proprio sguardo all’interno. Ne scaturiscono testi con un forte carattere intimo, biografico, memoriale, lirico. Per converso l’esperienza di altrove può generare un senso di estraneità; l’io entra allora nei panni del viaggiatore; dell’esploratore, dell’etnografo; accorcia la distanza, prende la parola, racconta, a partire da un’osservazione che tende all’impersonalità, o che ne assume le pose, producendo testi che cercano di mettere in primo piano la dimensione oggettuale. In entrambi i casi l’esperienza di luogo è, prima di tutto, l’esperienza del dove sono (ma anche del quando sono).Ecco, questo volume si muove tra ritrovamento e smarrimento, tra intimità e distanza; inizia nell’aula e finisce su Google maps.
Fiction 2.0
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Una realtà ben raccontata diventa finzione; una finzione ben raccontata diventa realtà
editore: Laurana Editore
Una realtà ben raccontata diventa finzione; una finzione ben raccontata diventa realtà
Fiction 2.0
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
pagine: 312
Potete anche non crederci, tanto è una storia veraUna realtà ben raccontata diventa finzione; una finzione ben raccontata diventa realtà. È questo il paradosso che agisce nei racconti di Fiction, storie palesemente d'invenzione (tranne una, la più incredibile) e tuttavia accompagnate da inoppugnabili allegati documentali (articoli di giornale, sentenze, omelie, ed altro).Se nei suoi primi libri Giulio Mozzi esibiva il serissimo e disinvolto trattamento finzionale di un personaggio anonimo dell'autore (ciò che oggi è di moda chiamare autofiction), in questa che è alla fin fine la sua ultima vera raccolta di racconti (originariamente pubblicata nel 2001) egli dichiara guerra al desiderio di credere che vive in ogni lettore e si diverte, con crudele agilità, a mostrarci come le narrazioni non siano altro, piaccia o non piaccia, che dei gran mucchi di bugie.Salvo colpirci al cuore, da dentro i dedali finzionali, con una freccia emotiva e sentimentale della cui verità no, non si può dubitare.
editore: Laurana Editore
pagine: 312
Potete anche non crederci, tanto è una storia veraUna realtà ben raccontata diventa finzione; una finzione ben raccontata diventa realtà. È questo il paradosso che agisce nei racconti di Fiction, storie palesemente d'invenzione (tranne una, la più incredibile) e tuttavia accompagnate da inoppugnabili allegati documentali (articoli di giornale, sentenze, omelie, ed altro).Se nei suoi primi libri Giulio Mozzi esibiva il serissimo e disinvolto trattamento finzionale di un personaggio anonimo dell'autore (ciò che oggi è di moda chiamare autofiction), in questa che è alla fin fine la sua ultima vera raccolta di racconti (originariamente pubblicata nel 2001) egli dichiara guerra al desiderio di credere che vive in ogni lettore e si diverte, con crudele agilità, a mostrarci come le narrazioni non siano altro, piaccia o non piaccia, che dei gran mucchi di bugie.Salvo colpirci al cuore, da dentro i dedali finzionali, con una freccia emotiva e sentimentale della cui verità no, non si può dubitare.
Favole del morire
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
“La danza della vita e la danza della morte sono sorelle gemelle
editore: Laurana Editore
“La danza della vita e la danza della morte sono sorelle gemelle
Favole del morire
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
pagine: 160
Quindici anni dopo Il culto della morti nell'Italia contemporanea, Giulio Mozzi raccoglie in Favole del morire un piccolo gruppo di testi scritti tra il 2003 e il 2014 nei quali ha continuato a esplorare, secondo le sue parole, "ciò su cui medito tutti i giorni: non la morte, ma il morire".Nulla di consolatorio o di edificante, peraltro, in questo libro; che fin dalle sue scelte formali - un andirivieni continuo tra prosa e, teatro, verso; una sintassi violentemente scorciata; un lessico brutale; una sovrapposizione sfrontata di tragico e comico - può sconcertare il lettore. E chi abbia il coraggio di addentrarvisi, come ci si addentra alle sagre nella Casa delle streghe, e di accogliere di favola in favola le mutevoli apparizioni del morire, incontrerà alla fine del testo la più paradossale delle dichiarazioni di fede (o, forse, di scetticismo radicale): "Questa è la speranza, un'immaginazione".Non sarà un caso, dunque, se l'immaginario e la scrittura richiamano così tanto e spesso quelli delle sedizioni dovute a Mozzi del piccolo, prezioso libro Dieci buoni motivi per essere cattolici (Laurana 2011) scritto insieme a Valter Binaghi. E infatti a Binaghi, scomparso il 12 luglio 2013, Favole del morire è dedicato.
editore: Laurana Editore
pagine: 160
Quindici anni dopo Il culto della morti nell'Italia contemporanea, Giulio Mozzi raccoglie in Favole del morire un piccolo gruppo di testi scritti tra il 2003 e il 2014 nei quali ha continuato a esplorare, secondo le sue parole, "ciò su cui medito tutti i giorni: non la morte, ma il morire".Nulla di consolatorio o di edificante, peraltro, in questo libro; che fin dalle sue scelte formali - un andirivieni continuo tra prosa e, teatro, verso; una sintassi violentemente scorciata; un lessico brutale; una sovrapposizione sfrontata di tragico e comico - può sconcertare il lettore. E chi abbia il coraggio di addentrarvisi, come ci si addentra alle sagre nella Casa delle streghe, e di accogliere di favola in favola le mutevoli apparizioni del morire, incontrerà alla fine del testo la più paradossale delle dichiarazioni di fede (o, forse, di scetticismo radicale): "Questa è la speranza, un'immaginazione".Non sarà un caso, dunque, se l'immaginario e la scrittura richiamano così tanto e spesso quelli delle sedizioni dovute a Mozzi del piccolo, prezioso libro Dieci buoni motivi per essere cattolici (Laurana 2011) scritto insieme a Valter Binaghi. E infatti a Binaghi, scomparso il 12 luglio 2013, Favole del morire è dedicato.
Sono l'ultimo a scendere (e altre storie credibili)
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Dal maggio 2003 all’ottobre 2008 Giulio Mozzi ha scritto e pubblicato in rete, più o meno quotidianamente, un diario in cui ra
editore: Laurana Editore
Dal maggio 2003 all’ottobre 2008 Giulio Mozzi ha scritto e pubblicato in rete, più o meno quotidianamente, un diario in cui ra
Il male naturale
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Pubblicato originariamente nel 1998, accolto da una ventata di polemiche, e velocemente sparito dagli scaffali delle librerie,
editore: Laurana Editore
Pubblicato originariamente nel 1998, accolto da una ventata di polemiche, e velocemente sparito dagli scaffali delle librerie,
La felicità terrena
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Siamo abituati a desiderare
editore: Laurana Editore
Siamo abituati a desiderare
10 buoni motivi per essere cattolici
di Valter Binaghi, Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
Oggi, in Italia, non c’è religione che sia più sconosciuta del cattolicesimo
editore: Laurana Editore
Oggi, in Italia, non c’è religione che sia più sconosciuta del cattolicesimo
La felicità terrena
di Giulio Mozzi editore: Laurana Editore
pagine: 198
Dobbiamo immaginarcela questa terra, per viverci feliciSiamo abituati a desiderare. A desiderare cose nuove che ancora non possediamo, rapporti sereni con le persone che abbiamo attorno, soluzioni efficaci per i problemi della vita di tutti i giorni. Siamo dunque convinti che la felicità, sulla terra, stia nel soddisfare questi desideri.Giulio Mozzi nei racconti del suo libro mostra invece una possibilità differente: che i nostri desideri crescano a tal punto da uscire fuori di noi e creare un mondo diverso da quello reale, che a quello reale si sovrappone e che quello reale nasconde. L’immaginazione non può certo prendere il potere e cambiare lo stato delle cose, ma costituire un nido entro cui ripararsi sì. La felicità che ne deriva è di questa vita e non riguarda solo i personaggi del libro, ma tutti noi lettori.Pubblicato originariamente nel 1996 da Einaudi, entrato nella cinquina di finalisti del Premio Strega di quell’anno, La felicità terrena è il libro più importante di Giulio Mozzi e torna disponibile in una nuova edizione con testi inediti e una nota finale d’autore.
editore: Laurana Editore
pagine: 198
Dobbiamo immaginarcela questa terra, per viverci feliciSiamo abituati a desiderare. A desiderare cose nuove che ancora non possediamo, rapporti sereni con le persone che abbiamo attorno, soluzioni efficaci per i problemi della vita di tutti i giorni. Siamo dunque convinti che la felicità, sulla terra, stia nel soddisfare questi desideri.Giulio Mozzi nei racconti del suo libro mostra invece una possibilità differente: che i nostri desideri crescano a tal punto da uscire fuori di noi e creare un mondo diverso da quello reale, che a quello reale si sovrappone e che quello reale nasconde. L’immaginazione non può certo prendere il potere e cambiare lo stato delle cose, ma costituire un nido entro cui ripararsi sì. La felicità che ne deriva è di questa vita e non riguarda solo i personaggi del libro, ma tutti noi lettori.Pubblicato originariamente nel 1996 da Einaudi, entrato nella cinquina di finalisti del Premio Strega di quell’anno, La felicità terrena è il libro più importante di Giulio Mozzi e torna disponibile in una nuova edizione con testi inediti e una nota finale d’autore.