Il maestro segreto di una generazione di scrittori.
Esistono due Giulio Mozzi: il primo è l’autore di «storie semplici, profonde, perfette» (Marco Lodoli), il cui linguaggio «è quello della vita» (Federico Fellini); il secondo è «uno degli scrittori più sperimentali conosciuti» (Giuseppe Caliceti), uno che «ha preso la parola con il tono di chi detta legge» (Tiziano Scarpa). Nell’opinione comune, semplicità e sperimentalismo sono agli antipodi. Eppure Giulio Mozzi, dalla sua prima raccolta (Questo è il giardino 1993) alla più recente (Favole del morire 2015) è sempre riuscito nel miracolo di coniugare una lingua piana e senza asperità con la sperimentazione formale più accanita; come è riuscito a conciliare un immaginario spesso terribile – gli scrittori “cannibali” degli anni Novanta possono andare a nascondersi – con una visione molto cristiana – seppure un po’ veterotestamentaria – del mondo.
In questo volume Mozzi ha raccolto, in collaborazione con la critica Gilda Policastro che firma anche la nota finale, i suoi racconti non solo più belli ma anche più innovativi, più irregolari e più spiazzanti. Dimostrando così di essere davvero, come ha scritto Andrea Cortellessa, un «maestro segreto» della sua generazione di scrittori – quella dei nati negli anni Sessanta – e delle successive.
Giulio Mozzi è nato nel 1960. Abita a Padova. Ha pubblicato diverse raccolte di racconti, qui antologizzate, e alcuni libri in versi (Il culto dei morti nell’Italia contemporanea, Einaudi 2000; Dall’archivio, Aragno 2014; Il mondo vivente, Lietocolle/Pordenonelegge 2020). Lavora come consulente editoriale e per l’editore Laurana cura la collana “fremen”. Insegna scrittura e narrazione dal 1993 e nel 2011 ha fondato a Milano la Bottega di narrazione. Oracolo manuale per scrittrici e scrittori (Sonzogno 2019) e Oracolo manuale per poete e poeti (con Laura Pugno, Sonzogno 2020) sono le sue ultime pubblicazioni.
Vibrisse, il "bollettino di letture e scritture" che pubblica dal 2000, si può leggere qui: https//vibrisse.wordpress.com
Esistono due Giulio Mozzi: il primo è l’autore di «storie semplici, profonde, perfette» (Marco Lodoli), il cui linguaggio «è quello della vita» (Federico Fellini); il secondo è «uno degli scrittori più sperimentali conosciuti» (Giuseppe Caliceti), uno che «ha preso la parola con il tono di chi detta legge» (Tiziano Scarpa). Nell’opinione comune, semplicità e sperimentalismo sono agli antipodi. Eppure Giulio Mozzi, dalla sua prima raccolta (Questo è il giardino 1993) alla più recente (Favole del morire 2015) è sempre riuscito nel miracolo di coniugare una lingua piana e senza asperità con la sperimentazione formale più accanita; come è riuscito a conciliare un immaginario spesso terribile – gli scrittori “cannibali” degli anni Novanta possono andare a nascondersi – con una visione molto cristiana – seppure un po’ veterotestamentaria – del mondo.
In questo volume Mozzi ha raccolto, in collaborazione con la critica Gilda Policastro che firma anche la nota finale, i suoi racconti non solo più belli ma anche più innovativi, più irregolari e più spiazzanti. Dimostrando così di essere davvero, come ha scritto Andrea Cortellessa, un «maestro segreto» della sua generazione di scrittori – quella dei nati negli anni Sessanta – e delle successive.
Biografia dell'autore
Giulio Mozzi

Vibrisse, il "bollettino di letture e scritture" che pubblica dal 2000, si può leggere qui: https//vibrisse.wordpress.com
Rassegna stampa per Un mucchio di bugie
MANGIALIBRI - UN MUCCHIO DI BUGIE
pubblicato il: 14-05-2021
Massimiliano Bartolini recensisce l'antologia di racconti scelti di Giulio Mozzi
SUL ROMANZO - I RACCONTI DELLE FERITE DELL'ANIMO. "UN MUCCHIO DI BUGIE" DI GIULIO MOZZI
pubblicato il: 15-01-2021
Marcella Rizzo recensisce l'antologia di racconti scelti del narratore padovano
IL MATTINO DI PADOVA - GIULIO MOZZI, MAESTRO DELLO SCRIVERE
pubblicato il: 12-01-2021