Inizia l’ultimo decennio del Novecento e il ventiseienne Giorgio Perrella si accinge a entrare nel mondo del lavoro e a far parte della classe dirigente. Come lui, altri suoi coetanei cominciano a sperimentare sulla propria pelle le grandi sollecitazioni esistenziali e i primi disinganni. I loro destini si snodano in una narrazione fitta e corale, formando una sorta di biografia collettiva. Sullo sfondo, come lampi di magnesio, esplodono gli echi delle inquietudini sociali e si consuma l’era berlusconiana. Grandi avvenimenti e piccoli fatti di cronaca, balordaggini pubbliche e idiozie private: dalla caduta del Muro alle Torri Gemelle, da Maradona a Pietro Maso, dalla compravendita di parlamentari alle apparizioni di Madonne. Sono i “rumori di fondo” che hanno accompagnato le vite degli italiani a cavallo del Duemila. Umberto Apice ricostruisce quegli anni attraverso gli occhi di un aspirante giornalista, onesto e fiducioso, che, esauritasi la stagione di una blanda opposizione alla tirannia della società opulenta, approda alla dolorosa coscienza di un generale default e,
come il personaggio di un libro di Calvino, si chiede se essere stato nel giusto non sia troppo poco.
Biografia dell'autore
Umberto Apice

Umberto Apice è nato a Torre del Greco, nel 1941. Magistrato a Milano negli anni della rivolta studentesca, è attualmente Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione. Nel corso di un lungo soggiorno a Firenze (1961-1968) conosce e frequenta Geno Pampaloni, da cui viene segnalato alla rivista “Nuovi Argomenti”, all’epoca diretta da Alberto Moravia e Enzo Siciliano, che pubblicano alcuni suoi testi di narrativa. Ha scritto saggi, racconti e romanzi, tra cui: Attacco al cuore (1988), Tracce confuse verso l’alba (2001), Processo a Pasolini. La rapina del Circeo (2007), Nelle stanze di Joyce (2013), Questa conoscenza ultima (2014). È Presidente della Giuria del premio letterario RIPDICO – Scrittori della Giustizia.