Una causa civile iniziata dinanzi al Tribunale di Roma nel lontano 1950 e rimasta quiescente per decenni viene improvvisamente riattivata da un avvocato privo di scrupoli.
Nessuno sa quale ne fosse l'oggetto: il tribunale ha mandato al macero i vecchi faldoni e registri cartacei e nel 1950 il processo telematico ancora non esisteva. Anche negli studi legali non resta traccia di quel contenzioso: la carta è stata bandita ovunque.
Per celebrare la causa occorrerà ricostruirne tutti gli atti, ma chi mai potrà garantirne l'autenticità?
Che attendibilità potrà avere un processo fatto di carta, dopo che quella carta è andata distrutta?
Bruno Capponi è professore ordinario di Diritto processuale civile del Dipartimento di Giurisprudenza della LUISS Guido Carli. Con Novecento Editore ha pubblicato Chi nasce quadro può morire tondo (2013), Il concorso (2014) e Salviamo la giustizia civile (2015). Con la ESI ha pubblicato la raccolta di racconti Incubi da giorni qualunque (2016). Esercita a Roma la professione di avvocato civilista.
Nessuno sa quale ne fosse l'oggetto: il tribunale ha mandato al macero i vecchi faldoni e registri cartacei e nel 1950 il processo telematico ancora non esisteva. Anche negli studi legali non resta traccia di quel contenzioso: la carta è stata bandita ovunque.
Per celebrare la causa occorrerà ricostruirne tutti gli atti, ma chi mai potrà garantirne l'autenticità?
Che attendibilità potrà avere un processo fatto di carta, dopo che quella carta è andata distrutta?
Biografia dell'autore
Bruno Capponi
