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REWRITERS - LA CASA DELLE ORFANE BIANCHE

10.03.2024

“La casa delle orfane bianche”. Un romanzo di Fiammetta Palpati

Tre donne di mezza età, "orfane bianche", Natalia, Lucia e Germana si trovano a fare i conti con l’accudimento delle anziane madri.



Sono veramente molto pochi i romanzi italiani che possono vantare il grado di originalità mostrato da Fiammetta Palpati nel suo libro di esordio: La casa delle orfane bianche, (Laurana Editore, pp 376, euro 19.00).

Un gruppo di tre donne di mezza età, Natalia, Lucia e Germana si trovano a fare i conti con l’accudimento delle anziane madri, Pina, Felicita e Adele. Una condizione comune a migliaia di figlie dei nostri tempi.

Qui il lettore potrebbe alzare il muro della diffidenza e nascondersi dietro il timore di trovarsi di fronte a un romanzo dolente, a volte lagnoso, magari con qualche sacrosanto risvolto sociale che conferirebbero al libro le funzioni di un macigno piuttosto che di una lettura sottile, leggera, molto intelligente come nei fatti è.

Pur rimanendo saldamente ancorata alla materialità della vita quotidiana, Fiammetta Palpati affronta la questione utilizzando tutti gli elementi possibili e immaginabili che animano nella realtà questa situazione, ma li combina in un libero gioco che li solleva da terra fino a mostrarci una sarabanda di situazioni a volte grottesca, altre volte ironica, molto spesso comica e surreale.



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La casa delle orfane bianche

di Fiammetta Palpati

editore: Laurana Editore

pagine: 376

Per aiutarsi reciprocamente tre donne di mezz’età decidono di ritirarsi in una casa di paese con le rispettive anziane madri, bisognose di assistenza. La convivenza, sulla carta, è un incastro perfetto: cosa c’è di meglio della rusticità dei bei tempi andati per dividere spese, pensieri, incombenze, e magari risanare quel legame intimo tra madre e figlia, di accudimento e amore, che al momento è invertito? Ma il nido si mostra assai presto per quello che è: un covo di immaturità, risentimento, egocentrismo e disperazione che sfocia in un tragicomico delirio collettivo: la casa si rivolta contro le inquiline e il loro desiderio, soffocandole tra immondizie, un cane infido e l’odore nauseabondo di una papera guasta. La situazione precipita quando arriva nella casa, teoricamente come badante, una suora fasulla e inferma, che si piazza in poltrona e pretende d’essere servita e riverita. Lo scompiglio che ne segue getta le protagoniste nello sconforto totale finché, come in ogni dramma che si rispetti, esse saranno costrette a smascherarsi, e a dichiararsi orfane bianche. Un piccolo miracolo profano si compie: ma nessuno guarisce, e la porta della casa delle orfane bianche si chiude su un lieto e bizzarro banchetto funebre, a base di uova tonnate e pizze di Pasqua. A fare da cerimoniere in casa, e assistere il lettore durante lo svolgersi di questo mistero pasquale, c’è un narratore in smoking: distaccato, compassato, divagante – un flâneur da sala piegato alla cronaca, o un videocronista con ambizioni letterarie – che si immerge sempre più intensamente nell’infelicità delle orfane bianche, a mostrare come quell’agnizione aspiri a essere una categoria poetica, prima ancora che una condizione psicologica.
19,00


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