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Quando la famiglia diventa la tela di un ragno

Recensione di: La proibizione
27.06.2019
La proibizione
Arriva nelle librerie un romanzo sovversivo di Valentina Durante, dal titolo emblematico “La proibizione”, pubblicato presso l’editore Laurana

Gentili lettori, appare chiaro quanto la logica della concupiscenza abbia soppiantato il senso di responsabilità. Ciò che conta è il godimento (questa è l’epoca godereccia già annunciata nel 1976 da Michel Foucault ne “La Volontà di Sapere”), la stagnazione mefitica che isola la ragionevolezza e innalza a valore il controllo, sia quest’ultimo di tipo politico, economico e soprattutto familiare. Già Laura Pigozzi nel suo saggio sulla claustrofilia e il plusmaterno aveva portato alla luce una tendenza morbosa e ipnotica de La Madre, nel contagio pericoloso col figlio in un Uno unico in cui c’era la perdita dell’individualità e del riconoscimento dei propri desideri. Ora arriva nelle librerie un romanzo sovversivo di Valentina Durante, dal titolo emblematico “La proibizione”, pubblicato presso l’editore Laurana. Se nel saggio pigozziano il plusmaterno era definito da una donna finita, sparita e morta sotto l’enorme potenza del materno, nel romanzo della Durante la voce de La Madre s’impone con un arbitrio paralizzante e ipnotico che rivela la natura di un essere incapace di desiderare, a cui è stato impedito di desiderare, perché un bambino da cui la madre non si è separata è un individuo che non cercherà niente nel partner del futuro. Avendo avuto la madre ha avuto tutto. È il caso di Leni, la protagonista del romanzo in questione che, schiacciata da una figura genitoriale rappresentata da sua zia Eleonora, rischierà di rimanere imprigionata nella tela dell’aracnide umano. Zia Eleonora è una psicotica manipolatrice, bella, elegante, colta, disinvolta. Conosce l’animo umano e si realizza nel controllo della creatura che le gravita intorno. Sua nipote Leni ne è succube. Non ha padre né madre e, allorquando diventerà genitrice, non avrà un compagno. Il gineceo claustrofilico nel quale crescerà Daniele sarà l’altare sul quale verrà sacrificato ogni decenza e ogni fondamento di una crescita sana e evolutiva. Perché Eleonora, non contenta dell’ascendente ipnotico sulla nipote, vuole il controllo sul figlio di lei. I contatti fisici tra i componenti di questa famiglia sono palesemente affini all’incesto. Nel regno de La Madre Eleonora, Leni e Daniele sono marionette, farfalle da soffocare, infilzare con gli spilli e sistemare in bacheche atemporali, perché la bellezza va cristallizzata e resa innocua. È questa la pratica quotidiana tra zia e nipote. Daniele osserva ipnotizzato l’uccisione delle farfalle, il loro addormentamento per via di sostanze e la morte sopraggiunta dieci minuti dopo. Gli spilli che trapassano i corpi inerti. Eleonora è sicura, si muove come una lady Macbeth ferina e esiziale. Valentina Durante contrappunta la sua narrazione con una scrittura morbida, quasi serafica che crea un contrasto suggestivo con la storia. Dosa il ritmo “sincopandolo” negli eterni pomeriggi sofferti da Leni. L’autrice ha piena consapevolezza del suo mezzo espressivo, ha carattere e identità letteraria attraverso le quali sembra dirci che quando non ci si può separare si può uccidere. L’Antiquario vi saluta.

Di Angelo Di Liberto

La proibizione

di Valentina Durante

editore: Laurana Editore

pagine: 248

Il prezzo più alto che si possa pagare per un gesto d'amore è l'odio della persona amata.Leni, protagonista de La proibizione, è prigioniera di un misterioso potere – ereditato dalla madre, che è fuggita affidandola alle cure di zia Eleonora. L’educazione di Leni viene condotta da Eleonora all’insegna di una regola inflessibile: non devi amare, mai, non devi amare, nessuno. Nemmeno te stessa. Ma è possibile non amare mai, non amare nessuno? Nemmeno se stessi? Con questo suo primo romanzo Valentina Durante ci consegna una storia semplice e terribile, narrata con una scrittura limpida, ipnotica, allucinata. E si candida a un posto di tutto rispetto nel panorama della letteratura italiana del nostro tempo. Giulio Mozzi
16,00

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