Un thriller all’ombra del Muro di Berlino
“Oltrepasso il confine. Non c’è niente da fare. Non mi abituerò mai a tornare nella Zona, l’area sotto il controllo sovietico. L’impatto del silenzio subito oltre il Muro è stordente. È il benvenuto a Stasilandia. Bisogna percorrere un paio di chilometri prima di tornare ad avvertire il rumore rantolante dei motori a tre tempi delle Trabant, dei catorci in fibra di vetro cui si accompagnano l’odore di olio bruciato e dei fumi grigio-azzurri che portano con loro quel senso di precarietà che è proprio di tutto il Paese.
Qui è tutto vecchio, rallentato, rassegnato persino nei colori, mondo precapitalistico, dove il passato è tornato a superare il futuro. Società socialista dove tutto è dottrina di Stato, dove vige un atteggiamento paternalista nei confronti del cittadino, retaggio dello spirito imperiale prussiano mai del tutto rimosso. Società nevrotizzata dalla claustrofobia che a sua volta estremizza perbenismo, correttezza formale, puntigliosità rendendo soffocante ogni contatto umano. È per queste cose che l’Ovest ci osserva con uno sguardo sentimentale , non cogliendo la dimensione tragica della Storia che ci ha portato alla separazione.”
Queste sono le parole di Martin Krause, protagonista del romanzo Il palazzo delle Lacrime [...]
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