MILANOTODAY - IL VELENO NELLA CODA
"Alle 8.03 della mattina del 4 settembre 2019, mia madre mi telefonò per dirmi che mio padre si era suicidato". Comincia così la storia di Francesco Mazza, milanese, autore televisivo e figlio del dentista di Berlusconi; un viaggio forte, potente e acuto in 30 anni di berlusconismo, nell'intreccio tra la Milano dello yuppismo e le drammatiche vicende famigliari.
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Nel mio romanzo autobiografico “Il veleno nella coda” racconto i miei tanti fallimenti, alternati a brevi quanto effimere vittorie. Pur nella particolarità del contest - la giovinezza nella Milano furiosa degli anni ’90 tra graffiti e occupazioni, la redazione di Michele Santoro, di Striscia la Notizia e poi di Charlie Hebdo, gli anni a New York e quelli da creator di Estremi Rimedi, passando per gli incontri ad Arcore con Silvio Berlusconi fino al suicidio di mio padre - credo che la mia storia sia una storia in cui molti finiranno col riconoscersi, e magari sentirsi meno soli.
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Nel mio romanzo autobiografico “Il veleno nella coda” racconto i miei tanti fallimenti, alternati a brevi quanto effimere vittorie. Pur nella particolarità del contest - la giovinezza nella Milano furiosa degli anni ’90 tra graffiti e occupazioni, la redazione di Michele Santoro, di Striscia la Notizia e poi di Charlie Hebdo, gli anni a New York e quelli da creator di Estremi Rimedi, passando per gli incontri ad Arcore con Silvio Berlusconi fino al suicidio di mio padre - credo che la mia storia sia una storia in cui molti finiranno col riconoscersi, e magari sentirsi meno soli.
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Il veleno nella coda
di Francesco Mazza editore: Laurana Editore
pagine: 616
Un padre, un figlio, un doppio regolamento di conti.
Un figlio decide di scrivere un libro per regolare i conti con il padre – un padre che è una specie di «Re Mida al contrario». Ma proprio nei giorni in cui finisce di scriverlo, il padre si suicida. E lascia un memoriale: con il quale fa, a sua volta, i conti con tutta la propria vita. E che cosa è la vita, per questo padre e questo figlio? È l’inseguimento del più potente, del più pericoloso, del più letale dei seduttori: il successo. «Ero famoso», scrive il figlio a un certo punto. «Sarebbe durato pochissimo e il risveglio sarebbe stato brutale». Ma se il figlio ha la forza di tentare, di riuscire, di cadere e poi di rialzarsi, il padre a un certo punto no, non ce la fa più. In questo libro, cara lettrice, caro lettore, trovi tutto: il racconto del figlio e il racconto del padre. Entrambi sono pieni di avventure, di intelligenza, di sentimenti fortissimi, di odio e di amore, di ambizione e delusione. E ci troverai il doppio ritratto di un’Italia gaudente e disperata. Tu, vedrai, non saprai decidere: non saprai deciderti. La doppia immagine di questo padre, di questa Italia, di queste vite, ti resterà appiccicata addosso. Forse per sempre.
Giulio Mozzi
editore: Laurana Editore
pagine: 616
Un padre, un figlio, un doppio regolamento di conti.
Un figlio decide di scrivere un libro per regolare i conti con il padre – un padre che è una specie di «Re Mida al contrario». Ma proprio nei giorni in cui finisce di scriverlo, il padre si suicida. E lascia un memoriale: con il quale fa, a sua volta, i conti con tutta la propria vita. E che cosa è la vita, per questo padre e questo figlio? È l’inseguimento del più potente, del più pericoloso, del più letale dei seduttori: il successo. «Ero famoso», scrive il figlio a un certo punto. «Sarebbe durato pochissimo e il risveglio sarebbe stato brutale». Ma se il figlio ha la forza di tentare, di riuscire, di cadere e poi di rialzarsi, il padre a un certo punto no, non ce la fa più. In questo libro, cara lettrice, caro lettore, trovi tutto: il racconto del figlio e il racconto del padre. Entrambi sono pieni di avventure, di intelligenza, di sentimenti fortissimi, di odio e di amore, di ambizione e delusione. E ci troverai il doppio ritratto di un’Italia gaudente e disperata. Tu, vedrai, non saprai decidere: non saprai deciderti. La doppia immagine di questo padre, di questa Italia, di queste vite, ti resterà appiccicata addosso. Forse per sempre.
Giulio Mozzi
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