La questione dei cavalli, lo scalpitante esordio alla narrativa di Arianna Ulian
Quando arrivi a Venezia alla stazione di Santa Lucia, la prima immagine è un fotogramma che la città ti regala, soprattutto in Settembre, con una luce brillante, pure quando fuori piove. Come nelle prime scene del film Anonimo Veneziano di Enrico Maria Salerno, tratto dal bellissimo romanzo di Giuseppe Berto, Venezia ha gli occhi di un’amata ritrovata che scorgi sui binari della stazione, in mezzo alla folla che l’assedia. È l’incanto che ti si spalanca davanti agli occhi.
Che tu vada a prendere il primo vaporetto per San Marco o che ci si inoltri a piedi per le calle di Cannaregio c’è una musica che arriva da dietro le quinte delle fondamenta. È la visionaria sensazione di ritrovarsi tutti, a nostra insaputa, in un grande set cinematografico, perché Venezia è bella da morire, è così bella che sembra finta.
La questione dei cavalli è l’opera prima di Ariana Ulian, edito da Laurana editore, sulla copertina campeggia l’immagine stilizzata di un’elegante finestra veneziana dalla quale si scorge la laguna e in lontananza un gondoliere. E mai copertina fu più sibillina della trama rivelata nelle pagine del libro.
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